La nostra intervista ai colleghi dell’ approfondimento e dell’inchiesta di SRF
Perché avete ritenuto necessario redigere questa risoluzione?
La risoluzione che abbiamo inviato alla nostra direzione è la risposta, da parte delle redazioni dell’approfondimento e dell’inchiesta della SRF alle misure di risparmio annunciate nell’inverno scorso. Volevamo evitare che anche questa ennesima stretta, passasse sotto silenzio senza che nessuno reagisse. Nelle precedenti manovre di risparmio, le redazioni erano state, quantomeno, coinvolte e avevano potuto proporre esse stesse delle strategie di contenimento dei costi. In questo caso, invece, alle redazioni, altre ai tagli finanziari è stato imposta anche la riduzione dei posti di lavoro. Perciò denunciamo il fatto che il settore dell’approfondimento e dell’inchiesta, che si trova con sempre meno mezzi finanziari a disposizione e sempre meno personale, è a rischio.
Siamo evidentemente coscienti che per tutta la SSR SRG il momento è difficile: la riduzione delle entrate del canone, la caduta a picco degli introiti pubblicitari, il passaggio al digitale, rendono tutto molto complicato. Tuttavia, tutto ciò non può andare a scapito del giornalismo d’inchiesta e dell’approfondimento.
Quali sono gli elementi concreti che dimostrano che il giornalismo d’inchiesta e di approfondimento sono minacciati?
In verità, tutta la produzione giornalistica SRF è minacciata dalle misure di risparmio.
Non solo l’approfondimento e l’inchiesta ma anche l’attualità, sta scontando pesanti conseguenze che incidono sulla qualità del nostro lavoro. Alla Newsroom, ad esempio, si è già proceduto al taglio di servizi di approfondimento. Le storie originali, da ricercare sul territorio, sono state ridotte.
E’ un dato di fatto: il giornalismo di approfondimento costa, richiede del tempo per identificare le storie, trovare gli interlocutori, i documenti. Le continue manovre di risparmio, imposteci dalla direzione, rendono l’esercizio sempre più difficile se non addirittura impossibile. Eppure, sono proprio gli approfondimenti, le inchieste che ci legittimano, che legittimano il servizio pubblico radiotelevisivo.
D’altra parte, i risparmi e la richiesta di una maggiore efficienza sono comprensibili.
È proprio questo il problema: se la direzione continua a imporre dei tagli lineari invece di fare delle scelte di qualità non andremo da nessuna parte. E’ chiaro, la richiesta di una maggiore efficienza è condivisibile e le redazioni hanno dimostrato la loro buona volontà cercando di organizzare il lavoro nel modo più produttivo possibile, evitando al massimo sprechi di tempo e di mezzi. Ma ora non si può più pretendere di più. Fare di più con meno non è proponibile, soprattutto in un settore come il nostro che fatalmente i richiede tempi necessari per offrire un prodotto di qualità. A meno che ci si voglia accontentare di prodotti minori da realizzare velocemente, spacciandoli per inchieste che di fatto non lo sono. Un’inchiesta seria è cara e rischiosa. Senza le risorse necessarie è meglio lasciare perdere.
Nel vostro documento denunciate anche l’aumento delle strutture gerarchiche che assorbono mezzi e oltretutto rendono il lavoro più complicato e dispendioso. Sembra esserci una contraddizione: la direzione richiede alle redazioni di diventare più flessibili e snelle, contemporaneamente si moltiplicano i quadri.
Effettivamente, sono state create delle sovrastrutture amministrative e gestionali che invece di aiutare il processo lo complicano, creano conflitti, perdite di tempo e incomprensioni.
Addirittura, nelle linee di comando, ci sono spesso dei doppioni. Invece, di mettere a disposizione i mezzi per supportare le redazioni nel passaggio al digitale si creano figure inutile e alle volte pure dannose. Speriamo che il nuovo progetto “SRF 2024”, che è stato presentato dalla direzione a metà dell’agosto scorso, faccia chiarezza non solo sul futuro digitale di SRF ma anche sull’organizzazione e sulle gerarchie.
Secondo voi i continui tagli e la continua riduzione di personale è dovuta essenzialmente alla diminuzione delle risorse, delle entrate pubblicitarie o esiste un disegno politico inconfessato per indebolire la SSR?
E’ un dato di fatto che il taglio del canone è stata una scelta politica così come politica è la decisione di ridurre alla SSR la possibilità di incrementare la propria pubblicità. Ciò risponde, in parta, anche alla volontà di certe forze politiche di indebolirci ulteriormente. Per contro, non percepiamo una chiara volontà, all’interno dell’azienda, di voler depotenziare le redazioni. Tuttavia, la realtà è che le risorse vengono assorbite, in prevalenza, dal processo di digitalizzazione. Ci si limita a discutere di vettori di distribuzione e di “Repacking” e sempre meno di contenuti. Tutto ciò è preoccupante e non giova certo al futuro dell’azienda.
Quali sono i vostri suggerimenti per cercare di superare questa situazione?
Chiediamo che la recente tornata di misure di risparmio sia annullata e che il personale che si dedica all’approfondimento e all’inchiesta sia potenziato. Sia ben chiaro, siamo i primi a volere il cambiamento. Purtroppo non vediamo una strategia che ci permetta di continuare a essere competitivi anche nel futuro mondo digitale con prodotti di qualità. La qualità è il nostro marchio, senza di essa avremo sempre meno ragione di esistere.
Come reagisce il management alla vostra risoluzione?
Abbiamo chiesto e ottenuto un incontro con la direttrice Nathalie Wappler e il caporedattore Tristan Brenn. Ci hanno assicurato che faranno di tutto per tutelare il Dipartimento informazione e con esso l’approfondimento e l’inchiesta. Per la Rundschau i tagli previsti dovrebbero essere esauriti. Per Kassensturz/Espresso, invece, la situazione è ancora in sospeso. D’altra parte,il “magazine” economico ECO, è destinato a sparire. Per il futuro si prevede, comunque, di potenziare l’inchiesta e l’approfondimento ma non si è ancora capito come e con quali mezzi.
Le redazioni di approfondimento e inchiesta della SRF: Rundschau, Kassenstruz/Espress e ECO