Ci siamo anche noi – Gioni “mani di forbice”

INTERVISTA a Gioni Storni

D: Gioni, da quanto tempo lavori per la RSI e che tipo di formazione possiedi?

R: Lavoro alla RSI dal 2008. Sono entrato in azienda, per caso, grazie a un programma occupazionale e ci sono rimasto. Ho un contratto in CCL a tempo indeterminato. La mia formazione è quella di falegname. E’ una formazione utilissima visto che alla RSI bisogna sapere fare un po’ di tutto.

D: Raccontaci la tua giornata tipo

R: Le mie giornate iniziano sempre prestissimo. Prima dò una controllata alle sale della formazione. Poi, se è il caso, inizio con i traslochi. Fra i miei compiti c’è comunque anche lo smaltimento della carta e fino a qualche mese fa, anche dei bicchieri in plastica che ora sono spariti. Insomma, nella mia funzione di custode mi occupo un po’ di tutto. Una delle incombenze imprescindibili è la pulizia, lo svuotamento dei cestini, dei posacenere. Visto che in azienda arriva molta gente anche da fuori, non possiamo permetterci di lasciare in giro sporcizia. Tutto deve essere impeccabile.

D: Quanto ti si incontra sei sempre di corsa: spingi carrelli, trascini sedie… è come se non ti dovessi fermare mai.

R: In effetti, il lavoro da fare è parecchio. Sono sempre continuamente sollecitato: chi deve sostituire una sedia, chi deve appendere un quadro o un pannello. E poi lo stabile è vetusto, c’è sempre bisogno di rattoppare qualcosa.

D: Con l’inizio del cantiere del Campus, hai dovuto rivedere il tuo modo di lavorare?

R: Certamente. Il cantiere mi ha costretto e ha costretto anche i miei colleghi, a eseguire, in primo luogo, una miriade di traslochi per ricavare nuovi spazi e nuovi uffici. Poi i percorsi che si facevano prima ora non sono più possibili. Ad esempio, la passerella tra il palazzo amministrativo e l’ex TG, è stata chiusa. Dobbiamo passare dai rifugi, adattando le nostre attività alle esigenze del cantiere. Fortunatamente, per i lavori particolarmente pesanti e complicati, ci appoggiamo a ditte esterne.

D: Com` è il tuo rapporto con i colleghi?

R: Il rapporto è buono con tutti. Tutti mi conoscono. Ormai sono diventato una specie di punto di riferimento a cui ci si rivolge per sapere come risolvere i problemi pratici, logistici.

Mi sento molto apprezzato.

D: Il contesto sta rapidamente cambiando. I mezzi per la SSR sono sempre meno, siamo costretti continuamente a fare dei risparmi. Sei preoccupato?

R: In verità, io ho vissuto situazioni simili anche quando lavoravo nel settore privato. In qualche modo ci sono abituato. Quantomeno, alla SSR, il cambiamento sta avvenendo in modo graduale. Nel privato, come ricordo io, i tagli avvenivano dall’oggi al domani. Sicuramente, per chi ha sempre lavorato qua dentro, questa situazione può diventare fonte di grande preoccupazione. Ma irrigidirsi non serve a molto. Bisogna sapersi adattare alle nuove esigenze, essere maggiormente flessibili. Vale per tutti, anche per noi: abbiamo i picchetti, il pronto intervento…. Se succede qualcosa dobbiamo intervenire subito, compreso il sabato o la domenica. Non tutti, però,  accettano di rimettersi in gioco.

D: Questa flessibilità ti viene riconosciuta anche in termini di apprezzamento e di salario?

R: Lo stipendio è quello che è. Raramente ho ricevuto un premio. Non mi risulta che il mio salario sia mai stato ritoccato.

D: Dopo tanti anni tu te lo aspetteresti?

R: Nella vita non mi sono mai aspettato nulla. Tutto ciò che arriva è tanto di guadagnato.

D: Come ti immagini la RSI tra 5 o 6 anni?

R: Visto la situazione sono realista: mi aspetto una riduzione del personale. E’ inevitabile. Succederà come alla Posta, nelle banche…

D: E questo non ti rattrista?

R: E’ il cambiamento. Non sempre tutto va come si vorrebbe. Se fossimo ancora nel periodo delle vacche grasse, sicuramente avremmo costruito il grande campus, quello nel primo progetto e non saremmo costretti a fare tutti questi risparmi. Invece, questa nuova situazione pesa e peserà, soprattutto, sul personale. Chi andrà in pensione, nei prossimi tempi, l’avrà un po’ più facile. Per gli altri, la vedo dura. Specialmente per chi ha famiglia.

D: Hai qualche rimpianto? Rifaresti quanto hai fatto o avresti voluto fare qualcosa di diverso alla RSI?

R: Io mi sono sempre adattato anche perché so fare un po’ di tutto. Il mio lavoro polivalente mi ha permesso di sfruttare al massimo le mie capacità e sono molto soddisfatto. Rifarei tutto. Lavorare con le mani è sempre stato il mio sogno, sin da piccolo. E qui l’ho potuto fare e continuo a farlo.

D: Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Ti mancano ancora un paio d’anni prima della pensione. Sarà una gioia staccare?

R: Andare in pensione sarà sicuramente una gioia. D’altra parte, raggiungere questo traguardo significa che la fase più importante della vita è passata, è passata troppo in fretta. Me la godrò, fin che potrò. Sto progettando di trasferirmi in un paese temperato per potere praticare il ciclismo (la mia passione) durante tutto l’anno.