Meyer, un fedele servitore

Di Graziano Pestoni, sindacalista, segretario dell’Associazione per la difesa del servizio pubblico

Andreas Meyer se ne andrà, al più tardi entro la fine del 2020, dopo 13 anni alla testa delle FFS. Cosa succederà dopo? Sarà peggio? Sarà meglio? Va subito precisato che la politica delle FFS non è decisa dal direttore bensì, a cascata, dal parlamento, dal consiglio federale, dal consiglio di amministrazione e solo da ultimo dal direttore. In questo senso Meyer è stato indubbiamente un fedele servitore dei suoi padroni. Essi, già nel 1998, con la trasformazione delle FFS in società anonima, avevano deciso di gestire le FFS come un’azienda privata: occorreva pertanto ridurre i costi, anche a scapito della qualità del servizio, delle condizioni di lavoro e della sicurezza.

Sapevamo, da tempo, che si risparmiava sulla manutenzione, anche se non avremmo immaginato che la situazione fosse tanto grave, come è apparsa recentemente dal rapporto dell’Ufficio federale dei trasporti (cinquecento porte difettate e pericolose). Non avremmo immaginato che queste scelte avrebbero potuto causare la morte di un ferroviere. Una morte che sarà molto probabilmente imputata alla fatalità, anche se forse non è così, un incidente che potrebbe essere proprio il risultato di questa politica. Come i ritardi dei treni, l’affollamento e tutti gli altri disagi spesso denunciati dagli utenti. Perfino la politica dei prezzi è poco comprensibile. Come si può incentivare l’uso della ferrovia, se le tariffe applicate sono le più elevate di tutta Europa? Le FFS si sono accorte che ci sono paesi che stanno sperimentando perfino la gratuità dei trasporti pubblici?

Anche nel settore merci la situazione non è migliore. La liberalizzazione ha permesso l’accesso nel settore di gruppi privati. La recentissima decisione di cedere ai privati parte del capitale di FFS Cargo fa un passo supplementare nella direzione sbagliata. Secondo le FFS in questo modo si favorirebbe il trasferimento del trasporto merci dalla strada alla ferrovia. Si tratta di una motivazione assurda, ridicola e fuorviante. In realtà si tratta di una cessione di settori pubblici redditizi, quindi di un regalo ai privati. Anche sulle Officine, una diversa disponibilità verso la città e il cantone avrebbe permesso di trovare altre soluzioni, più favorevoli al personale ma anche alla collettività, lasciando per esempio i terreni ai ticinesi, invece di utilizzarli probabilmente a fini speculativi.

Meyer ha svolto il suo lavoro con particolare zelo. Se ne va al momento in cui brutti incidenti hanno fatto emergere una ferrovia indifferente alle condizioni di lavoro, alla qualità del servizio e perfino alla sicurezza dei passeggeri e dei ferrovieri. Si potrà dire che in futuro sarà diverso, che ci sarà più attenzione. Ma se agli altri livelli non cambierà nulla, se le FFS continueranno a privilegiare gli aspetti finanziari e gli interessi privati, il declino delle ferrovie non si fermerà. Avremo soltanto un altro servitore, lautamente pagato.