Muri

È indubbio, questa è un’epoca di muri. Muri dell’odio e delle divisioni, muri tra i buoni e i cattivi, tra i giusti e gli ingiusti, tra i fedeli e gli infedeli. Muri che germinano tra le frustrazioni, le alienazioni e le paure, che si nutrono di insoddisfazioni profonde dentro di noi per inasprirsi fuori di noi, nei nostri gesti quotidiani, sui social fin nella politica.

Muri che intrappolano chi li pensa come chi li subisce; prima promessi ad alcuni e minacciati ad altri, prefigurati in tempi di campagne elettorali per convogliare consensi, qua e là maldestramente abbozzati, poi, per non creare dissensi.

I più inviolabili e duri a morire sono i muri di cemento, sorvegliati a vista, che mietono vittime da una parte come dall’altra: padroni di ieri e di domani, monumentali entità bifronti riottose a carità, sogni, speranze, umanità.

Aperture, squarci, collegamenti, ponti, assai pochi, quasi fossero sintomo di debolezza, segnali di estroflessioni pericolose e controproducenti forme di reciprocità inaccettabili.

Lì dove vi sembra di vivere in un paese civile, dove la democrazia persevera garante delle dignità di tutti (uomini e donne, ricchi e poveri, indigeni e stranieri), guardatevi dalle forme più subdole di muri, quelli che sotto un’apparente innocenza nascondono altrettanto odio, discriminazione e forza divisoria. Sono muri che si muovono leggiadri e fieri, si fanno beffa di leggi e accordi, muri che si reggono su manipolazioni e menzogne, su prevaricazioni e arroganza, sui privilegi di pochi a detrimento dei diritti dei più.

Lì dove le scelte non hanno senso e dove chi sbaglia continua a non pagare, lì – ci deve essere chiaro – siamo di fronte a muri di gomma.

I muri di gomma sono i muri di cemento da piccoli.