Solidarietà con i colleghi e le colleghe della SRF

Analogamente ai colleghi di RTS, anche il comitato e il segretariato della SSM della Svizzera italiana intende esprimere la propria solidarietà ai colleghi e alle colleghe della SRF, all’indomani dell’annuncio, da parte della Direzione SRF, della soppressione di altri 145 posti di lavoro entro la fine del 2023. 

Ieri la direttrice della SRF Nathalie Wappler ha annunciato pubblicamente la sua strategia che punta al marketing e al “giovanilismo” sacrificando soprattutto la fascia delle collaboratrici e dei collaboratori più anziani. Di fatto, tutto ciò appare come la volontà di smantellare il servizio pubblico sull’altare del mercato. Dopo gli 88 posti di lavoro tagliati all’inizio dell’anno, ora un’altra e ben più pesante spada di Damocle pende su capo delle nostre colleghe e dei nostri colleghi d’oltre San Gottardo. La pressione e la paura rischiano di diventare intollerabili. Molti si chiederanno: chi sarà il prossimo ad essere licenziato? Sarò io una/uno dei 145?

Tutto questo viene fatto in nome di una “strategia digitale” imposta dalla Direzione della SSR a tutto il personale, senza che ci sia un serio e approfondito dibattito sul futuro del servizio pubblico, coinvolgendo, prioritariamente chi, quotidianamente, assicura la produzione e l’emissione di programmi, radio, Tv e web di qualità, realizzati secondo gli intendimenti previsti dalla concessione. Ormai, come da tempo succede, i vertici della SSR, con l’avallo del CdA, hanno delegato le scelte strategiche dell’azienda a consulenti di marketing esterni e specialisti vari che del lavoro che svolgiamo con passione e competenza ne capiscono ben poco. Tutto ciò mette il servizio pubblico radiotelevisivo in un pericoloso scacco. A rischio non sono solo i posti di lavoro, ma anche la nostra missione, cioè quella di informare correttamente, contribuire al dibattito politico, sociale e culturale, intrattenere e divertire in modo intelligente e creativo.

Ciò che stanno vivendo i colleghi della SR, potrebbe accadere presto anche nelle altre regioni e unità di business della SRG. Ecco perché anche i membri del SSM della Svizzera italiana sono particolarmente preoccupati per quello che sta succedendo, e sollecitano un coordinamento nazionale che avvicini maggiormente le quattro regioni e dia vita a un movimento di dibattito e di resistenza a questa politica scriteriata dei vertici SRF e SSR-SRG

“Non dobbiamo rassegnarci” “Non dobbiamo entrare nella logica che ormai tutto è già stato deciso”. Dobbiamo, invece, pretendere e ottenere, TUTTI ASSIEME, di essere coinvolti direttamente nelle decisioni politiche e strategiche che riguardano non solo i posti di lavoro, ma il futuro stesso del servizio pubblico, e quindi della democrazia.

DOBBIAMO ESSERE PRONTI A LAVORARE ASSIEME PER PRESERVARE UN VERO SERVIZIO PUBBLICO RADIOTELEVISIVO DI QUALITÀ, E I POSTI DI LAVORO