Per Marina e anche per Moira
Nell’anno della seconda grande, grandissima, manifestazione nazionale delle donne svizzere il “terremoto politico” – come è stato definito – che in Ticino ha portato all’elezione di Marina Carobbio, prima donna ticinese al consiglio degli stati, non stupisce poi tanto.
Il fatto che la stessa Marina Carobbio abbia dedicato la sua elezione a tutte le donne ticinesi poteva rappresentare materia di commento e raggiungere l’interesse dei nostri editorialisti politici, invero tutti uomini. Se ne poteva parlare almeno in una delle analisi di quella strana giornata di ballottaggio. Poi aspettiamo i dati delle affluenze femminili, ma la marea viola appare sempre, qua e là, come fosse un trascorso scomodo in Ticino, da rimuovere in fretta.
Non ci dovevamo forse aspettare che le ticinesi e i ticinesi che il 14 giugno hanno riempito Piazza del Sole, Viale Stazione e Piazza Governo, dimostrando di non voler più aspettare, di esigere una società più giusta e di volerlo al più presto, lo esprimessero poi anche alle urne?
Perché i commentatori politici si sono dimostrati tanto timidi nel dichiarare che l’onda viola del 14 giugno in Ticino ha fatto il miracolo, si è espansa anche dopo lo sciopero e ha sommerso i partiti borghesi reticenti a parteciparvi?
Assai strano questo Ticino giornalistico, lo stesso che rimuove la parola sessismo, trend topic tra le più ricercate per Google nell’ultimo anno, e che da noi non viene utilizzata neanche quando una collega sul palco di un festival del cinema viene fatta oggetto di pesanti battute oggettivanti.
Alla collega del culturale va oggi tutta la nostra solidarietà.