Servizio pubblico o sessismo pubblico? Ma chi pensiamo di essere?

L’ultima puntata della rubrica “Politicamente scorretto”, durante la quale due ragazze in abiti succinti e in evidente imbarazzo sono state usate come manichini viventi per un misero quiz sulle parti del corpo, ha giustamente suscitato un gran numero di reazioni e di critiche. È anche già stato preannunciato un reclamo al mediatore.

Il SSM, a nome del personale RSI che rappresenta, esprime profondo rincrescimento per l’accaduto. E chiede alla direzione di scusarsi al più presto innanzitutto con le due ragazze, e poi con il pubblico da casa che assisteva inerme e allibito alla negazione del paragrafo 3 dell’articolo 3 della nuova concessione SSR che recita: “La SSR si impegna a presentare e rappresentare i sessi in modo adeguato nella sua offerta editoriale”. Va detto inoltre che la trasmissione non ha affatto premiato l’ospite, il Consigliere di Stato De Rosa, che si è evidentemente trovato in gabbia, protagonista di uno scomodo gioco che andava sfuggendogli sempre più di mano. L’intento satirico del programma vuole ridicolizzare il potere. Le donne lì cosa c’entravano?

Il tema del sessismo, peraltro, è al centro dei dibattiti del gruppo donne RSI – SSM #indietrononsitorna. Dopo il terzo incontro il gruppo sta finendo di completare la Carta delle lavoratrici dei media contro il sessismo, condivisa con le colleghe SSR e con diversi media nazionali. Il giorno dello sciopero nazionale delle donne, il 14 giugno 2019, verrà chiesto alla direzione di adottarla alla SSR . Lo sciopero sarà anche un’opportunità per valutare in che misura il personale possa essere costretto a prestare la propria opera in occasione di programmi che violano palesemente i più basilari diritti umani di rispetto della differenza di genere.

Il programma è stato un pugno in pancia alla dignità della donna, ridotta a semplice comparsa fisica per un teatrino televisivo a dir poco indegno.

Sostenere e partecipare allo sciopero delle donne a questo punto diventa un obbligo morale per evitare che segnali di deriva, come quelli di “Politicamente scorretto”, vengano banalizzati, ridotti a battuta in un contesto goliardico e dunque pericolosamente sdoganati.